domenica 28 agosto 2011

Travellers: un cammino ai margini

Viaggio lento e costante, storie fantastiche ai limiti del reale, musica delle origini, fascino; ma anche povertà, indigenza, esclusione. Sono queste le coordinate essenziali che delineano nei suoi aspetti la vita condotta dai Travellers irlandesi, minoranza etnica a cui poco ci si interessa se non a livello locale e che continua, indisturbata dal progresso e dallo scorrere dei secoli, il suo pellegrinaggio verso l’espiazione. L’espiazione, sì. Perché la leggenda, naturalmente tramandata oralmente da padre in figlio, di generazione in generazione, vuole che questo gruppo autoctono affondi le radici della sua storia in tempi antichissimi, quando, in seguito alla morte di Cristo, i suoi assassini chiesero ad una piccola comunità di lavoratori di metallo di fondere i chiodi della croce per creare un ciondolo; dato che questi accettarono, commettendo così un atto di offesa nei confronti di Dio, Lui li punì per sempre, condannandoli a non trovare mai una terra in cui insediarsi stabilmente e a vagare, di luogo in luogo, nella povertà e nell’indigenza. Dunque, da duemila anni continua il viaggio di questo popolo. Un viaggio parallelo alla storia dell’Irlanda e d’Europa, che si intreccia con essa mantenendo però sempre viva la sua particolarità; un viaggio che, inevitabilmente porta questo microcosmo raccolto e isolato faccia a faccia con l’avanzare del mondo moderno prima e postmoderno ora, ma che è sempre riuscito a proteggere quanto di prezioso vi è nella straordinaria cultura di questo gruppo. 
La profondità e la ricchezza del sapere di questi viaggiatori, totalmente analfabeti e, almeno in apparenza, assolutamente distaccati dalla società del loro paese d’origine, sta nelle leggende – di recente raccolte e scritte ai fini della conservazione da docenti dell’Università di Dublino -  che si tramandano ormai dalla notte dei tempi e che vedono lupi, fate, streghe animarsi e portarsi come esempi per la vita dell’uomo e nella musica tradizionale che ha portato, in vari casi, alcuni di questi viaggiatori al successo, come è accaduto per esempio a Pecker Dunne, musicista nato in una famiglia travellers nel 1933 che è divenuto celebre in Irlanda suonando e cantando le melodie della sua infanzia nei pub di Dublino.
Diversità nello stile di vita rispetto al resto della società, nomadismo e cultura parallela a quella che si potrebbe definire ‘ufficiale’ significa però, oggi più che in passato, esclusione e razzismo. Recenti studi hanno dimostrato che un alto livello di pregiudizi e di discriminazione nei confronti dei Travellers esiste in Irlanda; se ci si basa su statistiche risalenti al 2007 si scopre che più del 60% della popolazione irlandese non vorrebbe un traveller come membro della famiglia e che quasi il 20% desidererebbe negare ai travellers la cittadinanza irlandese, specialmente a causa del loro stile di vita. Frequenti sono gli scontri tra  gli irlandesi “comuni” ed i travellers, specialmente in questi anni in cui la forte crisi economica, abbattutasi in modo particolarmente violento su questo paese, ha reso ancor più evidenti le differenze tra i diversi strati sociali. La popolazione irlandese non vede di buon occhio queste persone che, essenzialmente, non hanno delle professioni stabili ma che vivono dei sussidi statali e che spesso si rendono protagoniste di furti o piccoli crimini; ma se, certamente, da parte dei travellers vi è un comportamento non sempre corretto nei confronti degli altri cittadini irlandesi, è altrettanto vero che il razzismo e la diffidenza nei loro riguardi sono i principali ostacoli alla loro reintegrazione nella società.  Che la cultura possa essere, questa volta, veicolo di unione? Che il sapere, nelle sue diverse sfaccettature, possa condurre ad una riconciliazione tra le due diverse parti della popolazione? Nell’attesa, la diffusione di questa cultura può essere il primo passo verso il cambiamento. 



Articolo pubblicato su La Provincia di Varese del 27 agosto 2011.

2 commenti:

  1. Sei stata in Irlanda esattamente un anno dopo di me e hai fatto un giro nemmeno troppo diverso dal mio, ma invece di tornare con la pancia piena di Guinnes e qualche orrendo gadget a forma di leprechaun ti sei portata dietro una storia. Interessante perchè parte integrante della cultura di un paese a noi vicino e da noi tendenzialmente apprezzato, ma stranamente sconosciuta, venendo così ad inserirsi tra le tante realtà che vengono più ignorate che tollerate: i locali sanno, ma non ne parlano, non diffondono. E, come da te sottolineato, la diffusione delle informazioni è il primo passo per combattere l'ignoranza e tutto il bagaglio di razzismo, pregiudizi e superstizioni che mai l'abbandonano. Io, nel mio piccolo, mi sono permessa di aggiungere il link a questo post nella pagina italiana di Wikipedia dedicata agli Irish Travellers (http://it.wikipedia.org/wiki/Pavee). Complimenti per l'articolo, non ti smentisci mai!

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  2. grazie chiara, sono contenta che hai apprezzato. grazie anche per il link, non ci avevo pensato :) a presto

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